(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Category: Politica Page 4 of 8

Santini

Anche a Voghera, il prossimo 28 e 29 marzo ci saranno le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale e regionale. Ho raccolto alcuni "santini" e li vorrei commentare, come sempre facendomi i fatti degli altri senza guardare i fatti miei ;-)

Clicca sulle anteprime per ingrandire la foto.

Il santino di Carbone mi piace, c’è addirittura il tricolore che fuoriesce dal logo. Lo slogan è un po’ evangelico, mi ricorda "per Cristo, con Cristo….."
Anche quello di Foresta è un onesto santino. La foto però è un po’ scura e il sorrisetto è forzato.
Oddio la foto non mi piace. La maglietta della salute dà un tocco casereccio (anche io la metto sempre), ma lo sfondo bianco è un po’ spettrale.
Pernetti vuole invece "uscire" dal santino: troppo in primo piano.
Quella di Giugliano non è male, a parte i ciuffi ribelli nella foto. Lo so ragazzi che vi piace mettere gli slogan, ma… ne vale la pena… di che cosa??? E poi la parola "cocoordinatore" è orribile.
Quello di Pino invece mi piace proprio, ma non perchè è un amico (lui sa che sarei comunque perfido e cattivissimo). La foto lo ringiovanisce, c’è un indicazione importante che molti dimenticano (la parola "scrivi" e non la parola "vota")
Il layout del santino della Azzaretti è un po’ diverso dai soliti, anche per il tipo di carattere usato. Se proprio devo fare una ciritca non mi piace l’ovale che racchiude la foto, e il foularino.
Anche Domenico mi è scaduto sullo sfondino abbagliante. Sembra la fototessera del Circolo della Briscola.
Il santino di Tura è molto "giovane": slogan, breve curriculum, riferimenti internet, foto elegante e sorridente. Unico neo: gli sono venute spalle troppo larghe…
 Miiiiii che titolone. Ma cosa vuol dire? Ma quindi sulla porta dell’ufficio ha scritto A.a.S.E.P.T.e.T.V.P.T.L ? Lo slogan è pessimo: prima mette le virgole e poi non mette neanche il punto. Per il resto tutto ok.

 Pero oggi ho criticato abbastanza… a domani…

Israele, Europa.

Berlusconi dichiara che il suo sogno è quello di vedere lo Stato d’Israele nell’Unione Europea. Ma questo qui ha dato fuori di matto. Ma ditemi cosa diamine c’entra Israele con l’Europa? Geograficamente nulla di nulla. Politicamente pochissimo. Culturalmente pochissimo.

Ma cosa siamo, uno zatterone su cui il primo che passa può saltare su? Di chi sarebbero in vantaggi di una storia simile? Tutti di Israele: avremmo in casa uno stato in perenne conflitto a cui continuamente dover mandare aiuti militari. Ma pensa te. Ma perchè non allarghiamo l’Unione alla Somalia, al Venezuela o a Timor Est? Come al solito in Italia, per eccesso di buonismo si finisce per fare la figura dei deficenti…

Via Craxi

"Via Craxi", inneggiano i sostenitori dell’ex presidente del consiglio per antonomasia degli anni ’80. Vorrebbero che qualche grande città, per esempio la sua Milano da Bere, gli dedicasse una via.

"Via Craxi", tuonano i militanti del partito di Di Pietro, che assolutamente non vogliono riferimenti ad un uomo politico condannato in via definitiva, come Benedetto detto Bettino.

Si consolino i sostenitori: nessuno mai ha intitolato una via neanche a Benito Mussolini.

27 marzo 1994

Che bei ricordi… Era il 1993 quando la politica italiana veniva stravolta: erano spariti o ridimensionati i vecchi partiti, spazzati via dal terremoto delle inchieste di Tangentopoli. Si repirava un profumo nuovo nell’aria. Avevo vent’anni, nel 1992, diciottenne, avevo scelto la Democrazia Cristiana perchè mi pareva la meno peggio. Nell’autunno 1993 ero confuso: non sapevo chi avrei votato nelle successive determinanti elezioni politiche della primavera del’anno successivo, dovute al fallimento della XI legislatura della Repubblica Italiana dove, dopo Amato, avevano dovuto ricorrere come traghettatore al "tecnico" Ciampi, governatore della Banca d’Italia.
Uno dei personaggi del momento era Mariotto Segni, promotore di referendum per abolire il sistema proporzionale. Chi votare? I vecchi partiti avevano deluso. A sinistra c’era il vecchio PCI che si era cambiato nome in PDS. Ma si sa, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Facevo il primo anno di università e, tra giovani si che volevano teneri informati, era una scelta sentita, visto che tutti i media parlavano di passaggio verso una "seconda repubblica".

Ero quasi convinto di votare Lega. Con tutti i suoi difetti e le sue contraddizioni alla fine rimaneva il partito che più si avvicinava alle mie idee. Era un movimento salito alla ribalta nei primi anni ’90, che stava prendendo una propria maturità politica. Poi, la svolta. Verso fine anno Sivio Berlusconi sgancia la bomba: fonda un partito. Incredibile. Non ho perso un minuto: appena a Voghera ha aperto un "Club di Forza Italia" in via Emilia mi sono immediatamente iscritto.

Non mi perdevo una diretta, un articolo di giornale. Alcuni li conservavo. Avrei voluto andare al forum di Assago per una mega convention a febbraio, ma proprio in quel periodo mia mamma si ruppe una gamba in malo modo e quella domenica dovetti stare con lei, visto che si muoveva su sedia a rotelle. Arrivammo alle fatidiche elezioni del 27 marzo 1994. A dire la verità si votava sia il 27 che il 28.

Ero rappresentaante di lista, in tutte e 5 le sezioni del comune di Brallo. Ovviamente non avrei potuto assistere a tutti e 5 gli spogli. Alla fine ho scelto di andare a Corbesassi, in quanto mi avevano chiaramente fatto capire che sarebbero stati celeri, e poi Brallo. Non avevo auto, in quanto la mia scalcagnata Talbot Samba era in panne definitivamente e non avevo ancora preso la mia mitica Fiat Tipo. Quindi utilizzavo la 500 di mia mamma, scomodissima, tenuta insieme col ramino, senza un sedile, coi fari bassi, con pochi freni e ogni gomma diversa dall’altra. Alla sera, poco prima della chiusura dei seggi, ero a Corbesassi. Presidente di seggio era Gimpi. Ricordo che c’erano Ciccio e Ciano come scrutatori. Non posso scrivere qui le cose che succedevano… diciamo che sono cose che succedono nei seggi (anche se l’opinione pubblica non lo sa e le forze dell’ordine fanno finta di niente), ma in quel seggio succedevano "di più". Che ridere. Cavoli peccato che non le posso scrivere. Poi sono corso a Brallo. Per due giorni avevo avuto da ridire col presidente di seggio che sosteneva che io non potessi entrare nel seggio col mio pataccone di Forza Italia appuntato orgogliosamente sul petto. Io ovviamente non me lo sono tolto neanche per un minuto e alla fine avevo ragione io (hehehehe).

Forza Italia e Lega (ovvero il Polo delle Libertà) avevano vinto le elezioni (ricordo che al nord FI era alleta con la Lega, mentre al centro sud con Alleanza Nazionale nella coalizione di Polo del Buongoverno. Ah mi stavo dimenticando che c’era anche il partito di Costa, non ricordo il nome, e quello di Casini e Mastella, il CCD).

Dopo che ho ottenuto i dati definitivi di tutte e 5 le sezioni sono corso in piazza, e dalla cabina (non c’erano i cellulari !!!) ho chiamato Tony per comunicargli i risultati. Che notte quella notte. E il giorno dopo son tornato a Voghera per brindare in sede.

E poi ci sono state le europee, ma lì ero scrutatore, e il successo è stato ancora migliore. Poi c’è stato il tradimento della Lega e la caduta del governo. Per colpa di Bossi&C. ci siamo dovuti pappare il governicchio di Dini e soprattutto poila vittoria del professor Prodi nel 1996.

Ma la storia poi ha dato torto a Prodi e quelli come lui, e per fortuna la Lega si è ravveduta.

Cosa c’entra l’immagine? Il 27 marzo 1994 è uscito il numero 2000 di "Topolino"

Leggi al macero

Cavoli che storia: nel giro di pochi mesi il governo e il parlamento hanno cancellato circa 36mila leggi vecchie e stravecchie. La scorsa estate il dl 112 del 25 giugno, convertito in legge il 6 agosto, ne aveva già cancellate quasi 7 mila e lo scorso 17 febbraio è stato convertito in legge il dl 200 del 2008 che depenna dal nostro ordinamento ben 28406 leggi!

Chissenefrega, direte voi. E no, perchè il mantenimento in vita di queste leggi costa, e non solo in senso burocratico, mantenere una singola legge ha dei costi.  Tra quelle abriogate ce ne sono veramente di fantastiche. Ovviamente erano anni e anni che non venivano applicate, e quindi, a maggior ragione andavano cancellate.

Si va dalla norma che imponeva una tassa sulla preparazione della radica di cicoria (1874) a quella sul bollo della carte da "giuoco" (1861), passando dalla riduzione di tariffa per la spedizione da parte di case fonografiche di pieghi o pacchi contenenti dischi diretti alla discoteca di stato (1935) o da quella relativa all’importazione in franchigia da dazio doganale di peperoni rossi secchi, di origine e provenienza libica (1942). Vi rendete conto? 36 mila leggi che andavano ad intasare il nostro ordinamento.

Un plauso a Brunetta e Calderoli.

Latte+

Il sindaco di Roma, Alemanno, critica, come ovviamente tutti gli uomini politici devo fare, perlomeno x convenienza, la creazione di bande di improvvisati giustizieri che cercano di farsi giustizia da sè dopo la sequenza di stupri e violenze che sta accadendo in Italia. Certo, istituzionalmente ha ragione, ma provate a pensare se capitasse a voi o alla vostra famiglia? Dai, facciamo i seri, tutti i giorni leggiamo sui giornali di questa gente che viene rilasciata, scarcerata, che reitera gli stessi reati, che si fa beffe della legge, perchè sono pienamente coscienti dell’impunità che a volte un eccesso di garantismo gli concede. E quindi? E quindi una manganellata sulla schiena non sarà sicuramente politicamente corretta, ma io, francamente me ne infischio, e gliela darei volentieri. Anche a quelli che fanno i garantisti ad oltranza. Anzi a quelli gliene darei più di una.

Elufabio

Caro Davide, questa lettera è per te. Volevo solo esprimerti le mie volontà e chiederti di renderle pubbliche nel caso ce ne fosse bisogno. Se per caso vado in coma irreversibile, non aspettare, che so, 17 anni per poi stufarti e farmi morire disidratato, se i migliori dottoroni e professoroni dicono che non c’è più nulla da fare e quindi meglio eutanasizzarmi, vorrei che tu eseguissi queste mie ultime volontà: non farmi morire di fame, altrimenti torno dall’aldilà e ti rompo le scatole tutta la vita. Vorrei morire decapitato, possibilmente su una pubblica piazza e magari da un boia famoso (per esempio da Napolitano). Così almeno… zak.. risolviamo subito e in modo indolore. Se proprio non si può, tu che sei milanese, ti chiedo di fucilarmi e poi di appendere il mio cadavere a testa in giù in Piazzale Loreto. Si ma prima assicurati che non ci sia proprio niente da fare eh? Al limite fallo tu il boia… boia chi molla. Grazie, ciao.

Altro che multe

«Altro che multe, dateci dei contributi»

VOGHERA.   «A Vigevano il Comune taglia la Tarsu ai commercianti di corso Genova come indennizzo per i disagi causa cantieri, a Voghera hanno mandato gli ausiliari della sosta a far multe, anche con la neve che copriva segnaletica e marciapiedi». I commercianti del centro storico sentono la crisi, acuita dai lavori per trasformare piazza Castello, prolungati nel tempo causa fiocchi bianchi. «Invece delle pettorine gialle degli ausiliari della sosta dovevamo vedere quelle arancioni degli spalatori».  E’ polemica. E crollano gli incassi, anche fra i banchi del mercato. S’invoca una rivoluzione viabilistica, ragionata sulla base del vento gelido di crisi. Il parcheggio dell’ex Caserma? Troppo lontano per tanti clienti di bar e negozi del centro, che hanno cominciato a preferire anche per la pausa caffè i centri commerciali con parcheggi gratuiti anche interrati, e dunque riparati dalle intemperie. D’altro canto chi il centro lo vive ancora non utilizza il bus navetta istituito a metà novembre dal Comune e costato circa 15mila euro.  «Con gli stessi soldi si potevano garantire sgravi a noi commercianti di via Cavour – dice il barista Maurizio Bovolenta -. In alternativa si sarebbero potuti finanziare nuovi eventi per invogliare le famiglie ad affollare il centro. Questi lavori in piazza Castello e i ritardi nell’apertura della nuova area di sosta che si affaccia sulla nostra strada ci stanno facendo davvero male. Non capiamo come mai, tentativo del bus navetta a parte, l’amministrazione sia così distante».  Per Angelo Nardulli, titolare di Tappeto d’Autore, non ci sono palliativi che tengano: «Serve una rivoluzione viabilistica, un cambio di mentalità a misura di cliente e di frequentatore del centro. Oggi non è più tempo di mandare ausiliari della sosta a far multe mentre cavalloni di neve impediscono ancora alla gente di camminare sui marciapiedi e di vedere le righe blu per terra. Nei giorni scorsi è successo e il Comune rischia anche una valanga di ricorsi». E allora che fare? «Cancellare un po’ di righe blu in centro e smetterla con queste isole pedonali a metà. Col doppio senso di circolazione avete visto via Cavour?».  Un tema ricorrente quello del ripristino del senso unico e dell’inversione di quello istituito in via Garibaldi: il primo a sollevarlo, ancora nel settembre scorso, era stato Graziano Tagliavini di Confesercenti: «Ciclisti e pedoni rischiano la pelle – aveva messo in guardia -, ma anche i clienti dei negozi ogni volta che escono dalla porta». Da allora il Comune non ha fatto niente: chi la città la vive in modo ecologico, spostandosi a piedi o sui pedali, nelle ore di punta è ancora costretto al percorso a ostacoli lungo una delle vie peggio illuminate della città.  Fabio Tordi, titolare del negozio d’abbigliamento di via Cavour che sta proprio di fronte all’imbocco di piazza Castello, mastica amaro: «Gli sgravi sulla Tarsu non li hanno concessi né ai colleghi di via Garibaldi né a quelli di via Emilia, sarà dura…». Piuttosto, Tordi vorrebbe qualcos’altro: «Invece di chiedere una ciotola di riso dovremmo chiedere al Comune d’imparare a coltivarlo anche per noi. Un indennizzo non sarebbe la cura. Occorre programmare per ridare la scossa e più carattere a una città che non trova una sua identità». Tordi invita a guardarsi attorno, anche appena fuori dai confini comunali: «Ispiriamoci a Stradella o magari anche a Tortona, due città che hanno più coraggio».

Emanuele Bottiroli

Terrorismo psicologico

Crisi crisi crisi… in questo periodo non si fa altro che parlare di crisi. Molti mi chiedono se io, nel mio lavoro, la sento. Eccome se la sento. Si vende meno, balle non ce ne sono. E la crisi è sotto gli occhi di tutti: anche le grandi aziende falliscono o hanno seri problemi. Però io sono convinto di una cosa e ne parlavo l’altra sera col mio clone con un mio amico: in questa situzione sono anche i media che ci marciano e ingrandiscono la cosa. Io mi ricordo nei primi anni ’90 che, dopo la grande abbuffata dei "favolosi anni 80" si parlava di crisi crisi crisie crisi fu. Se la gente sui giornali, in tv, nei tg, nei talk show, sente parlare di crisi crisi crisi… è ovvio che poi si preoccupa e sta più attenta a spendere. In realtà io sono convinto che, finora, la crisi non c’è. Anche perchè quando hanno lanciato l’iPhone davanti ai negozi c’era la fila di gente pronta a spendere 500 euro per un tecnogadget. E la tv piatta, e la Wii, e la settimana nell’oceano indiano, ecc.

Oltre a questa crisi, ingigantita dalle paure fomentate dai giornalisti, a preoccuparmi c’è anche la notizia di continue nuove aperture di Centri Commerciali. Io da cliente sono abbastanza un fanatico di Centri Commerciali. Quando facevo ingegneria prendevo l’auto e da Pavia me ne andavo nell’hinterland milanese per giracchiare in questi megastore e mi chiedevo come mai qui in Oltrepo non ce ne fossero. Ora è il contrario: c’è una concentrazione quasi maggiore che nel Varesotto, con la piccola differenza che non c’è lo stresso bacino di utenza! Una volta i miei amici di Pavia venivano a fare la spesa all’Iper, adesso con la Bennet e il Carrefour… col cavolo.

Settimane fa circolava la notizia di una possibile nuova apertura di un nuovo centro (con Decathlon) in via Piacenza, prima della rotonda ex-Colussi. E oggi sul giornale si ventila la possibilità di impiantare un megacentro a Casei Gerola. Ma davvero in questo periodo di crisi c’è gente disposta ad investire tanto nel commercio?? E davvero pensano che questa zona non sia ancora satura?? Inizieranno a volare i coltelli!!! E chi ci perderà saranno ovviamente i piccoli negozi di città. Peccato. Andrò a fare un altro lavoro, potrei fare l’istruttore di nuoto, il medico, il pittore… voi che dite??

Gli uomini rossi

Il primo uomo rosso di cui vi vorrei parlare è Felipe Massa, il pilota brasiliano della Ferrari F1. L’ho molto ammirato nei giorni scorsi per come ha accolto e vissuto la notizia di aver perso il campionato del mondo per un solo punto, soprattutto per come questa sconfitta è maturata. Mi ha impressionato la sua dignità, la sua maturità. Il suo crudo realismo, la sua fede e la sua fiducia in tempi migliori. Oltre che campione si è dimostrato un grande uomo, e ha dimostrato quindi di essere pronto ad essere campione. Per la carità, non stiamo parlando di un povero disgraziato delle favelas, stiamo parlando di un milionario che probabilmente passerà gran parte dell’inverno con le chiappe al sole a Copacabana, ma cmq è un bell’esempio. Lo includo quindi tra i miei preferiti di questa stagione, oltre ad Alonso, Kubica e Vettel. Però vorrei farvi notare che dal 1953 non c’è più stato un italiano campione del mondo!!!

Il secondo uomo rosso è molto meno famoso: si tratta del professor Andrea Fumagalli dell’Università di Pavia. Lunedì scorso ho letto un articolo su Il Punto che lo riguardava. Pare, che in pieno clima di proteste contro le nuovi leggi sul sistema di istruzione in Italia, abbia tenuto una lezione di Macroeconomia all’aperto, in Piazza della Vittoria. E pare che un gruppo di persone, prevalementemento attivisti di Azione Giovani, lo abbia sonoramente contestato. Nell’articolo c’erano le due versioni: Fumagalli si sentiva oltraggiato ed insultato, mentre i contestatori sostenevano di essere nel pieno diritto della libertà di, appunto, contestare una lezione tenutasi al di fuori della sede apposita, ovvero l’aula universitaria. Al di là delle rispettive versioni e delle rispettive idee, provo ammirazione per Fumagalli. E’ stato il mio professore di Macroeconomia e l’ho trovato una persona interessante e interessata alla propria materia. Mi è capitato più volte di discutere con lui durante la pausa o al termine della lezione di questioni macroeconomiche (cioè di quello che dice quotidianamente il telegiornale) e mi ha fatto piacere che il giorno della laurea mi abbia riconosciuto e salutato quando mi ha incrcociato per i corridoi della facoltà. Ma a parte questo… ammiro una persona che continua a credere nei propri sogni, che continua a lottare per le proprie idee. Solitamente si lotta a 20 anni e a 50 si è già smesso da tempo. Lui no, ci crede sempre. Bravo Fumagalli.

Detto questo, io non condivido la sua battaglia nè tantomeno condivido alcune sue tesi, come queste. Ma sono comunque contento di essere stato un suo studente.

 

Piazza Castello

Mercoledì scorso è apparso il seguente articolo su "La Provincia Pavese"

Piazza Castello, cantieri al debutto nel caos
Automobilisti e commercianti pronti alla mobilitazione per i parcheggi tagliati
Altri sei mesi di lavori per realizzare un’area pedonale con un solo passaggio per le auto

VOGHERA. Piazza Castello chiusa per 6 mesi, il caos in centro storico, il parcheggio all’ex Caserma snobbato, gli esercenti sull’orlo di una crisi di nervi. Cartoline da un cantiere che invade il centro per trasformare piazza Liberazione nel biglietto da visita di una città che si appresta a diventare più a misura di ciclisti e pedoni. Ieri a Voghera è andato in scena il V (in senso di vaffa) day. Auto incolonnate all’incrocio del cinema Arlecchino, genitori dei bambini delle scuole che hanno perso la bussola.

Mamme con bimbi da scarrozzare, e papà a caccia di un posteggio per raggiungere l’ufficio sbuffano (e non solo), mentre gli anziani hanno rivisto le loro abitudini: il martedì e il venerdì in centro molti arrivano in autobus. Ma gli altri devono arrangiarsi. L’ha confessato, ieri mattina, trafelato lungo via Cavour, anche Giorgio Grandi: «Muoversi in auto nel centro di Voghera nei giorni di mercato prima era difficile. Oggi è impossibile. Spero davvero che i lavori in corso si concludano quanto prima, viceversa a corona di piazza Duomo sarà sempre il caos». Sulle barricate gli esercenti. In particolare ce n’è uno che lavora blindato da nastri e transennamenti. Si chiama Fabio Tordi ed è il titolare di Piazza Affari, davanti a quella che una volta era l’immissione in piazza Castello, la più grande area di sosta gratuita del centro storico. Oggi a poca distanza dall’incrocio con via Cernaia, Tordi ha un sogno: «Mi auguro che la mini area di sosta in realizzazione qui all’angolo, a compensazione parziale del mega parcheggio che se ne va, sia pronta quanto prima. Ma non si potevano inaugurare i nuovi posti macchina prima di avviare il restyling di piazza Castello?». Timore per il futuro dei negozi del centro: «Quando tutti si saranno abituati al centro commerciale, anche durante la settimana, il Comune organizzerà iniziative di rivitalizzazione. Ma sarà tardi». Le parole degli automobilisti in transito lungo via Cavour hanno dato il segno del disagio: «Sono stufo di girare come una trottola per sistemare l’auto — ha spiegato Umberto Lamagni —. Ma davvero il centro di Voghera vale tutta questa fatica per un posto auto senza spendere quasi 1 euro l’ora?». Se c’è chi si lamenta c’è anche chi si adatta: il popolo della terza età. A spiegare come è Roberta Demichele, ambulante del mercato: «Tanti anziani nostri clienti abituali scelgono il pullman e non ci pensano più. Perché alla qualità proposta dal mercato non si rinuncia. Stanno cambiando le abitudini». Per Confesercenti il caso è serio. Graziano Tagliavini, coordinatore iriense dell’organizzazione, invita palazzo Gounela a elaborare un piano viabilistico alternativo: «Entrare e uscire dal centro storico è diventato un vero e proprio rebus. Così non si può andare avanti. Il sindaco Aurelio Torriani riceverà una lettera da Confesercenti».
Emanuele Bottiroli

La politica

Ho una mia personale idea della politica, che differisce, ad esempio, con l‘idea che ha mio padre. Anzi ho due idee: quello che penso di quelli che fanno politica e quello che penso della politica. Io di quelli che fanno politica ho un’idea pessima. La seguo da anni a livello nazionale e la frequento da anni a livello locale e mi sono sempre accorto di una cosa: tutti, ma proprio tutti, fanno politica x interesse. Punto. Dopo il proprio interesse, magari fanno anche quello (che pensano giusto sia) x la comunità. Sono pessimista? No ragazzi, sono realista! In realtà ho trovato qualche persona che lo faceva x pura passione, ma pochissimi e tutti rimasti concreti sognatori… Detto questo, ecco l’idea che ho io della politica, ovvero perchè nella mia vita ho fatto tentato di far politica.

La politica è parte della vita di tutti i giorni. Anche quelli che dicono di non interessarsi di politica, poi quando vanno al bar si lamentano dei prezzi dei medicinali, dello stato dei trasporti. Questa è pur sempre politica. Quelli che dicono "ma perchè non fanno così o cosà". Sarebbe bello riuscire a portare avanti le proprie idee. Questa è politica. Ce chi fa politica attraverso associazioni, attraverso i partiti, i sindacati, gruppi di volontari, ecc. Io ho scelto i partiti. Io mi sento una persona fortunata, quindi, credetemi, non cerco nella politica un modo di realizzarmi o di migliorare la mia posizione socio-economica, pertanto quello che ho fatto l’ho sempre fatto x portare avanti delle idee. Ovvio, sono pienamante consapevole che è un mondo fatto di compromessi, e quindi devi sempre mediare le tue idee e i tuoi interessi con quelli degli altri e quindi non riuscirami mai a realizzare esattamente quello che avevi in mente. Però ci si può provare, si fa del proprio meglio. Ma non ce l’ho mai fatta, purtroppo è un mondo di squali in cui tutti cercano principalmente il proprio tornaconto e dove le idee spesso valgono poco. Le idde, in quanto tali, sono opinabili, ma dovrebbero essere il motore della politica. Invece non è così. E’ molto difficile che ciò avvenga. Ma non si sa mai, magari prima o poi….

Che caldo nucleare

Avete caldo? O a casa vostra avete il condizionatore? E ovviamente avete il frigorifero, il televisore, il lettore dvd, la lavastoviglie, la lavatrice, il phon, il ferro da stiro, l’impianto stereo, il computer e la stampante, ecc. Insomma, consumate un bel po’ di elettricità. Come tutti insomma. Rinuncereste a queste attrezzature? No? Allora vi spiego dove sta il problema: se tutti facessero come voi (e in Italia tutti fanno come voi) ci vuole taaaaaaaanta energia, per confortare le richieste ognuno. E quale sarebbe il problema, direte voi? Il problema è che in Italia non si produce tutta questa energia. E non dimenticatevi che ancora negli anni ’70 le più grandi industrie funzionavano grazie al petrolio, mentre ora, nel 2008, il mondo gira grazie all’elettricità che alimenta reti, computer, macchinari, ecc. Quindi non è solo il consumo domestico, ma anche e soprattutto quello industriale, da tener presente.

Circa il 12% dell’energia viene importata dall’estero (ma quella prodotta in Italia utilizza combustibili fossili cmq importati). Circa il 14% viene prodotto da fonti rinnovabili. Ecco, parliamo di queste ultime: idroelettico, geotermico, fotovolatico, eolico. Sono i preferiti dagli ambientalisti, ma solo a parole. Nella pratica, quando c’è da piazzare una serie di pale per produrre energia dal vento, piovono critiche proprio dagli ambientalisti, perchè "deturpano il paesaggio". Ma allora non ci siamo capiti: o li facciamo o non li facciamo. E se non li facciamo? O non utilizziamo tutti i nostri apparecchi o… importiamo dall’estero. Dove questi finti scrupoli non se li fanno. A criticare sono tutti bravi. Io lo dico sempre che il lavoro più bello è quello di stare all’opposizione: criticare è facile, trovare soluzioni è invece molto difficile. Anche a me piacerebbe un mondo dove l’energia elettrica viene prodotta, che ne so, per magia… ma non è così. Se la vogliamo dobbiamo produrla con le centrali elettriche. E se ne consumiamo sempre di più dobbiamo produrne sempre di più.

Mi fanno ridere quelli che alzano già le barricate contro il nucleare. L’italia ahimè nel 1987 ha bandito le centrali nucleari tramite referendum. Non so se lo sapete, o vi ricordate, ma non è che ha bandito molto: l’unica forse attiva ancora nel 1987 era quella di Caorso. Il problema è che da 21 anni siamo rimasti indietro. Berlusconi dice che entro 5 anni poserà la prima pietra? Campa cavallo, saremo già indietro di 26 anni allora! Quali sarebbero i problemi? Inquinamento delle scorie? Ma allora mi piacerebbe sapere se quelli che sono contro piazzerebbero un "mulino a vento" di una centrale eolica a fianco a casa propria (io lo farei). Insomma, secondo loro, quali sono le alternative? Alternative concrete, non sperare nell’intervento divino !

Se volete leggervi anche la discussione in cui sono entrato su questo blog

Sovversivi

Il governo Berlusconi IV, dopo una partenza fulminante, sta già perdendo smalto. Ma non avevano detto che sarebbero stati a Napoli finchè non avessero risolto il problema dei rifiuti?? Ma non avevano detto che dopo quello sarebbero andati a Malpensa per occuparsi di Alitalia? Beh diciamo che comunque sono partiti bene, con l’idea della Robin Hood tax, la rinegoziazione dei mutui, il pacchetto sicurezza, ecc. ma c’era proprio bisogno di votare il decreto "Salva Premier" ? Veramente pensano che il problema principale degli italiani (perchè in questi periodi occorre occuparsi delle contingenze) sia quello di non far processare Berlusconi? Che ha tutto il diritto di sentirsi vessato, beninteso. Che ha il mio pieno appoggio personale, visto che anche io riscontro che ci sia una certa voglia di andare a scovare del marcio a tutti i costi, un certo accanimento. Ma questo riguarda lui, non gli italiani. Problemi suoi, non dovrebbe metterli al primo piano dell’agenda politica. Questo gli fa perdere dei punti simpatia e soprattutto ha fatto incavolare l’opposizione, con la quale si stata finalmente instaurando un clima cordiale. Peccato.

 

Bocciati


Bocciato !

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