(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

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L’allenatore

Un libro di John Grisham. Simo in una cittadina americana, una di quelle tutte uguali a chissà quante altre. Qui diventano matti per il football. Hanno avuto una squadra giovanile che ha mietuto molti successi in passato, che è l’unica attrattiva del luogo. Quando ci sono le partite almeno metà della città va allo stadio. Il mitico allenatore, colui che ha guidato la squadra per quarant’anni, sta per morire. Osannato dal pubblico, odiato dai giocatori per i suoi metodi al limite dello schiavismo. Neely torna dopo quindici anni, richiamato dalla notizia. Ritroverà vecchi amici, vecchi amori, vecchie abitudini. Ritroverà la sua vecchia città, la vecchia vita di provincia. Uno spaccato dell’America, quella lontana anni luce da New York e Los Angeles.

Un libro veloce, a tratti "sgradevole", che parla di rancori, amicizia, usanze, di amore per lo sport nonostante tutto.

 

Paesi e gente di quassù

Questo è un libro del 1979, a cura del Centro Culturale "Nuova Presenza" di Varzi in collaborazione con la Comunità Montana dell'Oltrepo Pavese.
parla essenzialmente del territorio della Comunità, gli allora 19 comuni. La storia, la geografia, la demografia, l'agricoltura, ecc. Tutto quanto riguarda questo territorio. 

A pagina 130 troviamo, nella sezione dedicata ai castelli, la descrizione di quello di Pregola:

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Il vecchio castello, di cui non esistono nemmeno più le tracce, è stato costruito certamente dai monaci di Bobbio, cui era stato donato il Paese di Pregola dal Re Agilulfo (re dei Longobardi, nota di Fabio) Per qualche secolo essi ne furono i feudatari fino a quando il 28 settembre 1164 Federico Barbarossa passò l'investitura di Pregola ai Malaspina. Il castello non è quello attuale, anzi non sorgeva nemmeno lì, ma sul cono roccioso che domina il paese. Queste vestigia che vengono chiamate castello sono invece i resti di una casa-forte costruita con i materiali ricavati dalle macerie del vecchio fortilizio dopo che andò completamente distrutto, insieme al paese, nel 1571 forse a causa di un incendio.

Dal vol.: Castelli, Rocche, Case-forti, Torri della Provincia di Pavia di Mario Merlo, riprendiamo la descrizione del castello passato da qualche anno in proprietà di Tordi Siro che è intenzionato a restaurarlo:

«Vi si accede da nord per portoncino con arco a tutto sesto e serramento borchiato a teste di chiodi, oppure da sud, all'altezza della chiesa parrocchiale. La facciata principale è a capanna e presenta cinque finestrelle intermediate longitudinalmente da una incrinatura della parete.

Esternamente si nota nell'angolo di nord-est un corpo aggettante rinforzato da un barbacane appena accennato. Sul fianco sinistro si notano, in corrispondenza ad un locale rustico, una finestra strombata a guisa di profonda feritoia e, più innanzi, un'apertura difesa da una robusta inferriata cinquecentesca. Il locale interno era adibito a prigione. Le pareti sono in pietra a vista, su orditura comune.

Entrando dal portoncino si è subito in un vasto atrio contrassegnato da tre archivolti, uno dei quali gravemente lesionato. Due diverse scale conducono al piano superiore, suddiviso in locali di diversa capienza, tutti in precario stato di manutenzione. Nella sala maggiore, con soffitto su travature lignee, si vede un ricco camino sormontato da un grande stemma dei Marchesi Malaspina di Pregola, inquartato di rosso e d'azzurro. Nel I e nel IV campo si vedono aquile bicipiti in rosso; nel II e III uno spino secco afferrato da un leone bianco rampante, coronato d'argento, entrambi in azzurro. Lo stemma gentilizio è sovrastato dalla corona marchionale a tre punte ed è avvolto da una ricca decorazione a stucco comprendente figure allegoriche ed ampie volute e caulicoli. L'opera è ascrivibile al sec. XVII. Il sottostante camino è in pietra color lavagna e presenta una leggera modanatura nell'architrave con radi dentelli, nonché due fascette laterali ed una specie di serraglia centrale.

In un'ampia cucina a pianterreno, sita nel corpo ad ovest come il salone precedente, esiste un secondo camino rustico a cappa, che ha la particolarità di possedere due fornelli laterali, oltre al focolare propriamente detto ». 

 

 

Ho imparato a sognare

Da qualche tempo molti stanno parlando di un libro, un "romanzetto" come lo chiama lui, scritto dal mio amico, il maestro Michele Miky Orione, dal titolo "Ho imparato a sognare". Anche io mi unisco al coro e ne ho scritto addirittura due recensioni. Eccole.

Prima recensione:
Michele sono anni che è innamorato. Da quando lo conosco io (primi anni duemila) lo è sempre stato. Innamorato della libertà, innamorato delle cose pazze, innamorato dei sogni. Innamorato delle avventure, innamorato delle cose belle, innamorato della pallavolo. E di queste cose ne ha fatto un libro, anzi pardon, un romanzetto. Ma non fatevi ingannare da questo vezzeggiativo, che sta solo ad indicare il numero di battute, non certo la qualità. Quali cose, direte voi? Beh in primis la pallavolo e i sogni. E poi, leggendo bene, di tutto il resto: le cose belle, la libertà, le avventure, le cose pazze. C’è dentro molto di lui in questo. Non tutto, perché lui è anche istintivo, impulsivo, a volte anche cagacazzo, ma tutto dovuto a quest’indole da eterno sognatore che mai si arrende, e quindi quando c’è qualcosa che non va glielo si legge subito in faccia. Torniamo però al libro: scritto in maniera molto fruibile, diretta, di facile lettura. Avvincente, già dalle prime pagine vuoi sapere come andrà a finire. Romantico, nostalgico, ottimista. Devo dire che da un lato me lo sarei aspettato, conoscendo l’autore. Da un altro lato, come sempre, mi ha stupito. Quindi mio malgrado, visto che sono ormai alcuni lustri che ci prendiamo in giro vicendevolmente, devo fargli i miei complimenti. Ricordo quando, lui e l’amico Matteo, avevano creato il sito "Il Cassetto dei Sogni". Questo racconto è la naturale continuazione  di quell’avventura. Come dite? Non vi ho ancora accennato di cosa tratta il libro? Beh quello lo hanno già fatto in tanti, non vi resta che leggerlo.

Seconda recensione:
E’ una cagata pazzesca.

Prenditela comoda

Un altro libro sui gatti, che mi è stato regalato. Ma questo è un libro PER gatti. In pratica è un manuale per i felini domestici, pieno di consigli su come affrontare la vita insieme agli umani

Consigli del tipo "Restare sempre ad almeno 10 metri di distanza dalla persona amata", "Adottate orari diversi da quelli di tutti gli altri", "Siate estremamente indipendenti finché non avete bisogno di qualcosa".

Devo dire che i gatti che ho conosciuto nella mia vita devono averlo letto, o forse in parte anche scritto, perché contiene un sacco di verità. Per esempio il consiglio di cambiare continuamente gusti in fatto ci coccole, perché "è essenziale continuare a sorprendere chi vi vive accanto con nuovi e improvvisi cambiamenti", o quello di condividere gli interessi dell’umano (se usa il computer, il gatto deve condividere saltellando sulla tastiera o accovacciandosi sopra), di socializzare con chi ha competenze complementari (come aprire le scatolette) e così via. 

Per esempi a pagina 88 dice:

"Dormite, dormite, dormite! Lavorate e giocate di brutto, quindi vi spettano più ore di sonno. E se non fate né l’una né l’altra cosa, perché non riempire quel tempo inutilizzato dormendo ancora un po’? Non solo il sonno vi permette di liberarvi  dallo stress dei problemi della vita – o di evitarli del tutto -, ma quando dormite la gente rispetta maggiormente il vostro spazio quotidiano. Fa del suo meglio per non disturbarvi, indipendentemente dal luogo che avete eletto a vostro giaciglio, anche se ciò significa rinunciare all’uso del divano, laptop, telefono, telecomando, tavolo, colazione, pranzo, cena, lavandino, water, doccia, abiti, unico asciugamano pulito, cane, testa, petto, gambe o gola. Tornate a dormire, quindi, e avrete il mondo ai vostri piedi.

Gatti molto speciali

Ho letto questo libro, di Doris Lessing, dove racconta del suo rapporto coi gatti, durante la sua movimentata vita. Nata in Persia, cresciuta in Rhodesia e poi a Londra.

Ha avuto moltissimi gatti, e ovviamente non li cita tutti, ma solo quelli che, per qualche motivo, l’hanno colpita

Non è un libro eccezionale, però è singolare riscontrare che, alla fine, i gatti sono sempre esseri speciali. Strani, diversi, misteriosi, indubbiamente affascinanti. Ognuno col proprio carattere ben definito, ognuno col le proprie abitudini, il proprio modo di comunicare.

Un libro che è divertente (soprattutto per chi possiede un gatto) e anche un po’ malinconico.

Il partner

Ho letto questo libro di John Grisham. Bello, avvincente, sorprendente. Pieno anche di dettagli tecnico-giuridici, si vede che il ragazzo ha studiato. Un tizio ha fatto sparire un sacco di soldi, ma lo ritrovano e gli fanno passare dei guai. Lui ha già architettato nei dettagli un piano per farla franca

Ora dirò un qualcosa che, se volete leggere il libro, meglio che non leggete. La scriverò col colore di sfondo, quindi se volete leggere dovete evidenziare passando col mouse.

SPOILER DA QUI:

Alla fine qual è la morale del libro, leggendolo fino all’ultima pagina? Semplice: mai fidarsi fino in fondo delle donne!

A QUI.

Capito?

 

Nuovo dizionario delle cose perdute

E’ un libro che si legge in un viaggio aereo (come ho fatto io), quindi un libro facile.
E’ un libro divertente, a tratti quasi nostalgico, ma sempre carichissimo di ironia.

Di cosa tratta? Di tante cose che c’erano…e non ci sono più. Che quando le leggi pensi: "E’ vero! Te le ricordi?"

Come i vespasiani, la merenda (non le merendine!), le cartoline, l’autoradio estraibile, la carta carbone, ecc.
Alcune le ho vissute anche io, altre sono troppo vecchie affinché io me le ricordi, difatti l’autore (Francesco Guccini), è di un’altra generazione (seppure molto amato anche dalla mia e dalle successive generazioni, quanti concerti ho visto!).

"Dove sono finiti i deflettori che erano nelle automobili? Erano comodissimi. Si aprivano parzialmente ed entrava un soffio d’aria rinfrescante, potevi fumare senza impregnare di fumo l’abitacolo (già, a proposito, dove sono finiti anche i portaceneri delle automobili?).
Perché non ci sono più? Un oscuro complotto di potenze straniere a noi ostili, un piano delle case automobilistiche per risparmiare nella costruzione, la vittoria di una misteriosa Lega Antideflettore, una delle mille inutili leggi della Commissione europea?
"

 

Inferno di Dan Brown

Altro libro di Dan Brown. Devo dire che i suoi libri li leggo velocemente, per la mia media. Di solito leggo libri, fumetti, libri, giornali, tutto contemporaneamente. In questo modo inizio tutto e non finisco niente. Quando leggo i libri di Brown lascio invece indietro il resto e li finisco quasi subito. E’ successo anche con "Inferno". Solito stile di Brown: capitoli corti, avvincenti, e ogni volta un piccolo o grande colpo di scena che ti fa venir voglia di leggere il successivo. La storia vede il ritorno del professor Langdon e anche stavolta è ambientata in parte in Italia. Certo che è curioso vedere uno scrittore di Best Seller ambientare i suoi libri in Italia, ovviamente perché considera il Belpaese culla di storia, tesori e quant’altro, e vedere molti italiani (tra cui i nostri politici) fregarsene bellamente, pensando di essere uno dei popoli migliori del mondo. Solo per il fatto che gli italiani sono stati un grande popolo non è che ce lo ritroviamo come diritto acquisito, dovremmo dimostrarlo tutti i giorni. Perlomeno conservando e valorizzando ciò che è già stato fatto. Va beh…

Detto questo: adesso il libro è in edizione economica a 5 euro, quindi direi che non potete non comprarlo.


Sanro Botticelli – La mappa dell’Inferno – 1480/1490

La grande rapina al treno

E’ un fatto realmente accaduto: nel 1855 sul treno che da Londra andava a Parigi c’è stata una rapina che aveva dell’incredibile. Casseforti pesantissime, resistentissime, sorvegliatissime, con le chiavi in mano a pochissime persone, eppure qualcuno rubò  l’oro che contenevano è stato rubato. Dopo qualche mese si sono scoperti i colpevoli e si è svolto il processo. In questo libro Michael Crichton racconta quella storia, ovviamente romanzandola. Credo che si sia letto gli atti del processo e da li abbia tratto spunto per la narrazione, che più o meno dovrebbe essere andata così. Leggendola scoprirete una Londra (e un mondo) d’altri tempi, molto diverrsa da come la conosciamo oggi. Tempi in cui era la capitale del mondo e nello stesso tempo una città piena di pericoli (era la Londra di Jack The Ripper). Il libro è avvincente, ancor più pensando che le vicende si sono svolte realmente.

 

Il mastino dei Baskerville

Non avevo mai letto prima un libro con Sherlok Holmes come protagonista. La sua particolarità, diventata leggendaria, è quella di scoprire le cose partendo da alcuni indizi che nessuno nota o che nessuno reputerebbe tali. Solo osservando di sfuggita una persona il famoso investigatore creato da Sir Arthur Conan Doyle è capace di dedurre l’età, la professione e il rango sociale della persona stessa. Fantastico. Il libro è piacevole, si legge facilmente. Mi ha deluso un po’ il finale, me lo sarei aspettato più "complicato" in modo che Holmes potesse concludere con un crescendo di astuzie, invece è stato (quasi) scontato. Se lo trovate in qualche libreria, magari in super offerta, compratelo e leggetelo.

 

Crypto

Crypto è il primo romanzo di Dan Brown, che ho letto di recente. Non mi interessa se i "critici" dicono che Brown è commerciale ecc. ecc. A me piace, ha uno stile che mi prende molto, mi diverto a leggere i suoi libri e questo mi basta. Questo non è avvincente come altri successivi, però va via bene. 

Il suo stile fa sempre si che quando arrivi alla fine del capitolo succede qualcosa e hai voglia di continuare la lettura, anche perché sai che i capitoli sono brevi e ti viene voglia di farlo. E poi tiene fede alla tradizione che le sue storie si svolgono nell’arco di poche ore (di solito circa una giornata). Un altro fattore che me lo fa piacere è che la storia riguarda un algoritmo di codificazione dei dati (da qui il titolo), argomento "informatico" che per antonomasia mi interessa.

Io dire di leggerlo quest’estate, se non l’avete già fatto, anche perché lo troverete in qualche libreria al mare in edizione economica.

Il comune di Pregola nel 1859

Tratto da
"Monografia di Bobbio ovvero Cenni Storici statistici, topografici ed economici"
di Daniele Bertacchi. Pinerolo, 1859

Egli era un medico veterinario militare, nato a Bobbio, che scrisse questa monografia quando aveva all’incirca 40 anni (8 lustri, dice lui) dopo che si era allontanato dal paese natio da più di 15 anni e dopo esser diventato bibliotecario presso la Scuola Militare di Cavalleria.

Bobbio era allora la provincia all’estremo confine orientale dello Stato di Sardegna. Confinava con Piacenza (Ducato di Parma), con la provincia di Voghera (a Bagnaria, chiamata "Bagnara"), con la provincia di Chiavari, con quella di Genova, quella di Novi Ligure e quella di Tortona. 
E’ un lavoro molto interessante, quello del Bertacchi, che oltre a una sequenza di numeri e statistiche, inserisce anche annotazioni interessanti. Come la critica che fa alla strada che collega il capoluogo a Varzi, fatta passare a suo parere sulla parte sbagliata del monte Penice, spendendo inutilmente denaro e rendendola così piena di curve e con molte salite che affaticano i cavalli. In questo modo dice che Varzi ha molte più relazioni con Voghera che con Bobbio e "passeranno forse dei secoli prima di poterla soppiantare". In realtà l’alta Valle Staffora non ha mai avuto forti legami col bobbiese (per non dire scarsissimi), tant’è che successivamente ha seguito le sorti di Voghera finendo nella provincia dell‘ex-austriaca città di Pavia.
Altro particolare curioso, citato dall’autore, è che proprio nel 1859, mentre si doveva stampare quel libro, gli austriaci occuparono Bobbio, ma furono prontamente scacciati. Pochi mesi dopo la provincia di Bobbio venne sciolta e fatta confluire per l’appunto nella provincia di Pavia. In seguito, nel 1923, i cuoi comuni furono ripartiti tra le province di Pavia, Piacenza e Genova.

Ecco quali erano i comuni della provincia, con indicato tra parentesi la provincia attuale: Bobbio (PV), Pregola (attualmente il comune è denominato Brallo di Pregola, PV), Romagnese (PV), Corte Brugnatella (PC), Ottone (PC), Cerignale (PC), Zerba (PC), Gorreto (GE), Rovegno (GE), Fontanigorda (GE), Rondanina (GE), Fascia (GE), Varzi (PV), Bagnara (Bagnaria, PV), Sagliano (attualmente frazione di Varzi, PV), Pietra Gavina (Pietragavina, PV), Val di Nizza (PV), Cella di Bobbio (attualmente Cella frazione di Varzi, PV), Santa Margherita di Bobbio (Santa Margherita Staffora, PV), Menconico (PV), Zavattarello (PV), Valverde (PV), Trebecco (frazione di Nibbiano, PC), Ruino (PV), Caminata (PC), Fortunago (PV), Sant’Albano (frazione di Val di Nizza, PV),.

Eccone la descrizione del Comune di Pregola:

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PREGOLA (Pregula)

Giace in una vallata tra i monti Penice, Lesima ed Ebro, nelle valli della Staffora e della Trebbia, all’ovest sud-ovest di Bobbio, da cui dista chil 10,80.

Gli sono annessi l’intiera parrocchia dedicata a S. Innocenzo, una sua succursale dedicata a S. Lorenzo, la parrocchia di Cencerrato sotto l’invocazione di S. Gioanni Battista, una cappellania consacrata a M. V. Assunta, ed un’altra del villaggio di Pratolungo, frazione della parrocchia della Pieve; e finalmente quella di Montarzolo dedita a S. Giacomo apostolo.

In tutte queste chiese nulla havvi di particolare ad osservarsi, e tutta la popolazione del Comune è distribuita nelle tre seguenti parrocchie: S. Agata in Pregola, S. Gioanni Battista in Cencerrato, e S. Innocenzo in Colleri. La chiesa di Pregola è di moderna costruzione e di bel disegno – Diocesi di Bobbio.

Il suolo, quantunque in generale poco fecondo, tuttavia produce frumento, segala, grano turco e legumi. Il monte Lesima è di qualche fertilità pei suoi pascoli.

Le vie comunali sono quelle che mettono a Bobbio, Ottone e Varzi, e si trovano tutte in mediocre stato. Quella che guida alla Cima della Colletta presso il Barostro è chiamata strada di Annibale.

Oltre il fiume Trebbia, che bagna il confine sud-est di questo Comune, scorrono quivi i torrenti Avignone, Montagnola e Staffora. L’Avignone ha origine da una sorgente detta la Fontana dei Tovi sul monte Lago, e, ingrossato da molti rivi di destra e di sinistra, sbocca nella Trebbia vicino a Ponte Organasco, in direzione di maestro a scirocco.

Il Montagnola nasce dalle falde occidentali dell’ora detto monte e della Colletta, e dirigendosi nella Staffora di rimpetto a Cegno.

I pesci di queste acque sono di qualità inferiore, tranne quelli della Trebbia, di cui si è già altrove parlato.

I pregolesi sono di robusta costituzione e di buona indole. Essi fanno commercio dello scarso prodotto del loro bestiame col borgo di Varzi.

Pregola appartenne un tempo come feudo ai Malaspina, e vi esiste tuttora un’antica casa fortilizia tenuta da una superstite famiglia diramata da quei feudatarii.

Pregola e Corte Brugnatella rimasero gli ultimi Comuni di tutta la Provincia a provvedersi di scuola pubblica elementare.

Dipendono da questo Comune le frazioni Barostro, Bocco, Bralello, Brallo, Casone, Cencerrato, Colleri, Corbesasso, Cortevezzo, Feligara, Lama, La Tomba, Lisera, Lomeglii, Pietra natale, Ponti, Pratolungo, Rosaiolo, Selve, Sotto il groppo, Valle di sotto, e Valformosa, le quali frazioni sono sparse tra le valli della Trebbia e della Staffora. 

La popolazione è di 1756 anime divise in 367 famiglie e 413 case. 

La strada verso casa

Sarà per qualche strana affinità dovuta allo stesso nome di battesimo, sarà per la quasi stessa età (lui ha due anni più di me), fatto sta che molto molto spesso mi ritrovo nei libri di Fabio Volo. Infatti ne ho già parlato in questi quattro post: uno, due, tre, quattro.

Adesso ho letto da poco "La strada verso casa". La storia è inutile che ve la racconti, è quasi banale. Ma è il modo di scrivere e ciò che scrive il mio omonimo che "mi prende". Sono i dettagli: i dettagli di ciò che pensano i protagonisti (a volte io penso le stesse cose), i dettagli di ciò che notano (a volte sono cose che noto anche io), i dettagli delle cose che gli piacciono o che odiano (a volte lo faccio anche io), i dettagli delle situazioni in cui si trovano (a volte mi ci sono trovato anche io). Insomma, mi rispecchiano sempre molto. E poi ci sono delle coincidenze straordinarie, ricordo ancora quando in un libro il protagonista diceva di aver fatto il lavapiatti a Liverpool Street Station a Londra, come me!

In quest’ultimo libro mi sono ritrovato in situazioni, alcune anche brutte e difficili, altre piacevoli e simpatiche. Ho ritrovato dei personaggi che ho conosciuto anche nella mia vita. Ho letto parole che anche io ho detto o mi sono sentito rivolgere. Insomma anche stavolta c’è stato feeling con questo libro. Sarà per qualche affinità….

Io e Dewey

 Ho letto questo simpatico libricino che parla di  Dewey Readmore Books, il gatto della biblioteca di Spencer, Iowa. Spencer è nel centro del centro della pianura, circondato da soli campi, sterminati.

Un mattino le bibliotecarie trovano un gattino buttato nel cassonetto delle restituzioni dei libri (una specie di "cassa continua") e decidono di adottarlo. Dewey rimarrà con loro per 19 anni e riuscirà a farsi benvolere da tutti, diventando famoso addirittura in tutto il mondo e, nel suo piccolo, rendendo un po’ migliori le persone. Il libro parla del gatto, della sua "padrona" e della vita dell città e della biblioteca. 

Libro gradevole, facilmente leggibile e ricco di spunti per gli amanti dei gatti e non. Se vi capita, prendetelo e leggetelo.

 

I caduti brallesi nella Grande Guerra

Ho appena letto il libro "Merito di Guerra" di Roberto Rossi, che ha come sottotitolo "gli uomini del comune di Brallo di Pregola nel primo conflitto mondiale – volume 1 chi non ritornò".

Racconta per sommi capi gli avvenimenti della prima guerra mondiale e le batteglie che videro coinvolti i ragazzi brallesi (che allora erano pregolesi) al fronte. Come sempre i racconti di guerra sono agghiaccianti, perchè ci si rende conto che non stiamo parlando di finzione, ma di dura realtà. E tutti quei ragazzi di Pregola, Colleri, Brallo, Rovaiolo, Corbesassi, Barostro, Cortevezzo, Selva, Cencerate, Valformosa, Bralello, Pratolungo, Casone, Valle Superiore, Ponti, Collistano, non sono più tornati alle loro case. Tutti ragazzi dell’800, tutti giovani che hanno lasciato madri, padri, mogli e figli in difficoltà: affranti per la perdita del congiunto militare e senza un valido aiuto in campagna. Perchè, come dice l’autore, il contributo di sangue più grande l’hanno dato proprio i contadini, come i ragazzi della nostra zona. Uccisi da colpi di fucile, granate, malattie…

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