Venite pure avanti, voi con il naso corto
Signori imbellettati, io più non vi sopporto
Infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio
Perché con questa spada vi uccido quando voglio
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Ascoltavo la pioggia
domandare al silenzio
quale fragile ardore
sillabava e moriva.
L’infinito tendeva
ori e stralci di rosso
profumando le pietre
di strade lontane.
Mi abitavano i sogni
odorosi di muschio
quando il fiume impetuoso
scompigliava l’oceano.
Ascoltavo la pioggia
domandare al silenzio
quanti nastri di strade
annodavano il cuore.
E la pioggia piangeva
asciugandosi al vento
sopra tetti spioventi
di desolati paesi.
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SUPERMERCATI E RISTORANTI
Iniziamo col dire che l’aria condizionata è sempre accesa e impostata ad una temperatura molto più bassa dell’esterno. Entri in maglietta e ti sembra di essere al polo.
Quando passi da 35/40 gradi a 18 lo sbalzo è notevole, ti dà proprio fastidio anziché sollievo. Poi succede, come negli ultimi giorni a San Diego, che fuori alla sera fa freschino ed entri nel fast food dove c’è proprio FREDDO e quindi non vedi l’ora di uscire.
Per quanto riguarda i supermercati, posso dirvi che è il modo migliore di procurarsi il cibo e tutto quanto sia necessario. Per esempio: la compagnia di noleggio mi aveva fatto pagare $70 per il seggiolino auto (che in realtà non c’era, ma mi è stato rimborsato correttamente), e al Walmart l’abbiamo comprato per $20 (l’ho portato a casa, tanto in aereo il trasporto è gratis). Sin dal primo giorno, Walmart è stato il nostro migliore amico: quando ne avevamo l’opportunità ci fermavamo per comprare le nostre insalate (Valentina la “Caesar’s” e io la “Santa Fè”), la frutta per Junior, i biscotti, l’imprescindibile acqua e qualche altro improbabile acquisto.
Il problema è che esistono due tipi di Walmart. Piccola divagazione per chi non lo sapesse: Walmart è la più grande catena di supermercati degli USA (e del mondo). Se vi capita di guardare la classifica dei più ricchi del mondo i componenti della famiglia Walton ci sono sempre. Dicevo: ci sono i Walmart che hanno TUTTO e quelli che hanno QUASI TUTTO, e in quello in cui scarseggiano c’è proprio il cibo. Potevi girare anche mezz’ora e trovavi poco o niente. Una delusione che non vi dico.
Nei piccoli centri (come i paesotti nella nazione Navajo) abbiamo sperimentato, con molta fatica, i supermercati locali, dove difficilmente trovavamo qualcosa di facilmente commestibile in base ai nostri gusti.
Al mattino abbiamo fatto spesso colazione nei motel: alcuni discreti, altri così così. Oppure andavamo da Starbucks dove con la modica cifra di $25 dollari ci davano un cappuccino per me, un frappuccino per Valentina e 3 brioches. Economico direi.
Per pranzo prendevamo qualcosa in giro, mentre per cena dipendeva da alcuni fattori: quanto eravamo stanchi, dove eravamo (se nel nulla più assoluto o in città) e quanta voglia avevamo. Spesso abbiamo provato i fast food, stile Mc Donald’s o Taco Bell o Jack in The Box o Pizza Hut. C’è una cosa da dire: spesso, anche se sono catene, vengono gestiti in modo autonomo e ci è capitato più volte che la pulizia non fosse il massimo. Intendo proprio la pulizia base, cioè pulire con la spugna il tavolo! Esperienze peggiori: da Pizza Hut a Page e da Taco Bell a Palm Springs. Tutti i Mc Donald’s invece erano sempre puliti.
Siamo stati a cena a Williams, dove il nostro fluente inglese non ci ha fatto capire una mazza. Alla fine valentina è riuscita a mangiarsi una bella bistecca. Io avevo ordinato una cosa tipo “Steak & Chips” che invece si è rivelata un piatto di patatine fritte con sopra 5 o 6 piccoli pezzi di tagliata (peraltro buona) sopra, una delusione. A Flagstaff invece alla pizzeria Fat Olives abbiamo sorprendentemente mangiato un’ottima pizza. Valentina era titubante (nonostante il posto l’avesse scelto lei), ma si è dovuta ricredere.
I prezzi? Non così cari come ci aspettavamo. Come sempre succede in tutto il mondo: se scegli un ristorante in centro o sul lungomare è naturale che spendi di più. In molti posti le pietanze sembravano care, ma poi scoprivamo che le bevande erano sempre comprese: passava il cameriere a riempirti nuovamente il bicchiere. Altre volte invece ci facevamo ingannare dai prezzi a cui però bisognava aggiungere le tasse (forse un 10%) e la mancia (a volte già indicata, molto spesso a tua scelta, si aggira dal 15% al 20% circa).
prossima puntata: “HOLLYWOOD E SANTA MONICA”
puntata precedente: “DISNEYLAND“
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Le cose più importanti sono SEMPLICI, non FACILI
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“Invictus” di Simone Sarasso è stata una piacevole sorpresa. Mi aspettavo un romanzo storico tradizionale, magari un po’ scontato, incentrato su qualche eroe romano di fantasia. Invece, l’autore ha scelto di raccontare la straordinaria e complessa vita di Costantino il Grande, un personaggio storico che di per sé sembra uscito da un romanzo.
Sarasso dimostra una profonda conoscenza della storia romana e riesce a trasmettere al lettore la sensazione di immergersi in un’epoca lontana e affascinante. Lo stile narrativo è crudo e diretto, quasi cinematografico, che permette di vivere in prima persona le vicende di Costantino, dalle sue prime esperienze alla corte di Diocleziano fino alla sua ascesa al potere.
Le oltre 450 pagine scorrono via rapidamente, grazie a una trama avvincente e a personaggi ben delineati. Seguire le avventure di questo giovane illirico, destinato a diventare uno degli imperatori più importanti della storia, è un’esperienza coinvolgente.
Apprezzo molto come l’autore sia riuscito a rendere palpabili le atmosfere dell’epoca, le rivalità politiche, le battaglie epiche e le intricate dinamiche di corte. “Invictus” non è solo un romanzo storico, ma anche un ritratto psicologico di un uomo che ha lasciato un’impronta indelebile sulla storia dell’Occidente.
Link del libro: https://amzn.to/3Uwssf5
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Siamo come il bordo della pizza: uno scarto per alcuni, la parte migliore per altri.
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Ho appena finito di leggere UFO 78 del collettivo Wu Ming e devo dire che sono rimasto davvero colpito.
La prima cosa che mi ha sorpreso è come un gruppo di autori riesca a creare un’opera così coesa e uniforme. Di solito, quando più persone collaborano a un progetto, si notano delle differenze di stile, ma qui il risultato è sorprendentemente omogeneo. Un vero e proprio tour de force della scrittura collettiva.
La storia è avvincente, con un mix perfetto di mistero e intrigo. I personaggi sono ben delineati e credibili, e l’ambientazione nel 1978 è evocativa e ricca di dettagli. Il periodo storico, con l’omicidio di Aldo Moro sullo sfondo, aggiunge un ulteriore livello di profondità al romanzo, senza però appesantire la narrazione.
UFO 78 è un libro che consiglio vivamente a tutti gli appassionati di letteratura italiana contemporanea, ma anche a chi è semplicemente curioso di scoprire di più su quegli anni.
Per chi come me ha vissuto in quel periodo (anche se da bambino), ritrovare atmosfere e riferimenti del passato è stato un viaggio nel tempo davvero emozionante.
Per acquistarlo: https://amzn.to/3NqXocM
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Ma come è possibile? «Scema, scema, scema!», mi ripeto, ho preso la borsa dell’università invece di quella per la palestra, e per questo mi sono giocata un’ora di corso. Oggi c’è Giulio come istruttore: alto. bello, sempre abbronzato.
E pensare che stamattina, nel dormiveglia post sbornia, pensavo proporio a lui: «Che figo…», rimuginavo, e quasi non mi accorgevo che la sveglia proiettava sul muro l’implacabile orario “9:00”
Mi sono vestita buttandomi addosso quelli che avevo smesso ieri sera. «Sbrigati, Silvia, sbrigati». Faccio le scale saltando i gradini, rimpiangendo il caffè che non riesco a bere affrontando una gimkana con una bicicletta, col rischio di cadere più volte.
Invece: niente caffè, vestiti stropicciati, fiatone, capelli scombinati, figura da scema negli spogliatoi e soprattutto: niente Giulio!
(Fabio Tordi, 2022)
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Una bella passeggiata da Brallo fino a Cima Colletta.
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Ho letto questo libro: “Un mito italiano“, a cura di Stefania Ponzone e Francesca Caneri. Ripercorre la storia del mitico cinquino, a cui io sono molto affezionato: di come è nata l’idea, dei vari modelli, di come è entrata nel costume e nel cuore degli italiani (e lo è tuttora).
E’ entrata in pubblicità, libri, cartoni animati, copertine, film, ecc. Ha fans in tutto il mondo che organizzano raduni ovunque, uno su tutti quello di Garlenda, paesino ligure dove è nato il Fiat 500 Club italia (a cui io sono ovviamente iscritto), il club automobilistico di modello più grande del mondo.
C’è una sezione ovviamente dedicata alla nascita e alla storia del Club.
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Ho letto questo libro di Maria Rita Zibellini e Roberto Rossi edito nel 1998: “Sull’appennino dalla preistoria al duemila. Note storiche a proposito del comprensorio di Pregola e Santa Margherita Staffora”.
Ci raccontano come i liguri abitassero queste zone, prima della colonizzazione romana e di come aiutarono il generale cartaginese Annibale. A questi succedettero, appunto, i romani, i goti e infine i longobardi.
Con il Sacro Romano Impero e il sorgere del feudalesimo, prese possesso di questi luoghi la famiglia Malaspina, fino all’arrivo di Napoleone.
Il libretto prosegue cercando di spiegare la storia dei nomi dei paesi dell’alta Valle Staffora e per ciascuno di essi, i cognomi più diffusi.
Devo dire che mancava nella mia libreria, son contento di averlo trovato.
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Ho letto questo libro che mi aveva consigliato Andrea, parecchi anni fa, e io avevo acquistato circa due o tre anni fa (ho un po’ di arretrati nella lista dei libri da leggere).
Parla di Londra ed è scritto in modo molto londinese, come piace a me, ovvero senza un filo logico, o cronologico, o per zone, ma in modo (apparentemente) casuale.
Si ma di cosa parla? Di varie esperienze dell’autore, che ha vissuto in tante città, quando ha abitato a Londra. Parla di una Londra non “commerciale“, quindi non di quando ha visitato il British o passeggiato in Trafalgar Square, ma di vari aneddoti nelle zone più o meno “degradate” o meno conosciute.
Mi manca Londra. Mi manca “questa” Londra, questa Babilonia. Ottimo libro per me.
Compralo qui: https://amzn.to/3UGfFGQ
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e dopo 11 anni, quando sono da qualche parte o quando leggo qualcosa, mi ritrovo a pensare: QUESTO DEVO DIRLO ALLA MAMMA!
Quando c’è qualcosa di stravagante, o di antico, o di interessante, o di scientifico, o di caratteristico, il mio primo istinto è di parlartene quando arrivo a casa. Poi mi rendo conto che te l’ho già detto, in quel preciso istante, e che tu mi hai appena fatto un cenno di consenso. C’è tanto di te, in me.
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Non sminuire le difficoltà, ma non consentirgli di intaccare la fede nella vittoria finale.